A pensarci bene Vangelo e Costituzione italiana hanno molti punti in comune. Entrambi si fondano su giustizia, libertà, solidarietà. Entrambi sono travisati, disattesi, spesso pure calpestati da chi brandisce il crocifisso come una spada per ferire ed escludere, da chi giura sulla Costituzione e ne tradisce i principi continuamente.
Mi vengono in mente le parole di don Tonino Bello “non mi interessa chi è Dio ma da che parte sta” e mi tornano in mente anche i suoi auguri scomodi “Non posso sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.”
È un’esortazione a schierarsi, a non lasciarsi intimorire, per dirla con Gramsci, ad “essere partigiani”. E noi, nel nostro piccolo, partigiani lo siamo.
Abbiamo scelto di praticare una solidarietà che non può prescindere dalla giustizia.
Abbiamo scelto di fare la nostra parte nella costruzione del bene comune.
Abbiamo scelto di essere co-responsabili del compito che la nostra Costituzione assegna alla Repubblica, in tutte le sue articolazioni, “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art.3 comma 2). La consideriamo un’esortazione a non adeguarsi allo status quo e a lavorare per il cambiamento. È anche il monito di Don Milani: “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”.
In un tempo pervaso da avidità, egoismo, prepotenza, prevaricazione, abbiamo scelto di non cedere alla rassegnazione, di coltivare la speranza. La speranza non è mai una tensione solo individuale, viene dal noi, dalla relazione con gli altri. È mettere in campo l’ingegno per capire, senza fornire alibi all’impotenza. È l’intelligenza che parte dalla realtà per immaginarla diversa e migliore, che ci spiega i problemi ma anche immagina vie di uscita e di cambiamento.
Cambiare si può e dipende da noi. L’augurio più grande è di rendere grande quel Noi.
La Presidente
Daniela Gai
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