Negli anni, grazie alle attività di Cantastorie, abbiamo conosciuto molte persone che abbiamo sempre chiamato affettuosamente “nonni” o “giovani da più tempo”. Le abbiamo conosciute in una fase particolare della loro vita, quella della terza età, e spesso ci siamo ritrovati a immaginare come fossero da giovani, in un tempo lontano dal nostro, farsi strada in quello che ai nostri occhi può sembrare un altro mondo. Come impiegassero il loro tempo libero, cosa facessero di mestiere, quali fossero le loro passioni e abitudini. Frequentando i nonni ogni settimana, abbiamo scoperto molte di queste cose su di loro, tra ricordi più o meno nitidi e racconti preziosissimi.
Abbiamo pensato di costruire con loro una rubrica online qui sul blog dell’associazione, e condividere questi racconti di vita con chiunque voglia leggerli, per imparare a conoscere meglio queste persone che chiamiamo nonni, e scoprire chi erano ieri e chi sono oggi, le loro storie e specialità, ma anche il loro presente.
Raccontare fa bene
In questa rubrica i nonni che frequentano le attività di Cantastorie raccontano se stessi e la propria vita, le esperienze che hanno fatto, oppure le passioni che li hanno ispirati in passato e che inseguono ancora oggi. Un viaggio nei ricordi e nella vita dei nostri nonni, per conoscerli meglio, imparare a condividere, fermarsi un attimo ad approfondire chi abbiamo davanti, e imparare ad ascoltare.
Con il laboratorio “I nonni raccontano”, che si svolge nell’ambito delle attività del progetto “Giovani da più Tempo”, gli anziani sono guidati in un percorso narrativo di sé stessi che stimola la memoria, l’espressività, e la capacità di relazionarsi con gli altri, combattendo atteggiamenti di marginalità e isolamento. I nonni che hanno più dimestichezza sono direttamente coinvolti anche nella scrittura al computer dei racconti dei loro compagni. 😊
La storia di oggi è quella di Loriana, la nostra poetessa, che ci racconta com’era la vita ai tempi della guerra, quando lei e sua sorella erano bambine.
Il racconto di Loriana
Ricordo che durante la mia infanzia, essendo nata nel 1943, i soldati stranieri bussavano alle porte delle case per poter essere ospitati, ed è capitato anche alla nostra famiglia. Un’altra cosa che mi ricordo è del mio babbo che era comunista e per paura di essere preso oppure ucciso si nascondeva insieme ad altri compagni ,e la mia mamma mi diceva sempre di dire se i tedeschi domandavano dove era mio padre : “Il babbo è stato preso dai tedeschi“. Mia mamma mi raccontava che oltre al babbo altri compagni dovevano nascondersi dai tedeschi e lo facevano grazie a delle buche scavate nei campi così da potersi salvare. Per far mangiare il babbo la mia mamma gli portava sempre ogni tanto il cibo così poteva sopravvivere senza farsi vedere da nessuno. Io e mia sorella restavamo chiuse in casa ad aspettare che tornasse la mamma. Sono stata fortunata perché io e mia sorella Maria Giuliana andavamo molto d’accordo nonostante io fossi un pochino birichina.
Ad oggi sono rimasta solo io insieme ai miei nipoti, ed ammetto che mi manca tanto la mia sorella perché era buona e paziente con me ed è scomparsa troppo presto. Se avessi la possibilità di poterla rivedere le direi che era tanto paziente e molto brava con me, mi scuserei per essere stata egoista con lei e che avrei potuto comportarmi meglio. Io le rimproveravo di essere troppo buona con tutti, anche quando davanti si presentavano persone cattive e non se lo meritavano. Io avendo solo i nipoti ho costruito un bellissimo rapporto e senza di loro sarei persa perché non avrei più nessuno. Mi ricordo che quando ero bambina e magari volevo comprare qualcosa che mi piaceva, mia mamma mi diceva sempre: “Bellina ora tu lo guadagni e dopo si compra”. Prima per potersi permettere di comprare qualcosa non avendo tanti soldi bisognava guadagnarselo facendo tanti lavoretti per contribuire alle spese della famiglia e poi per potersi permettere di comprare qualcosa che ci piaceva.
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