Viviamo tempi difficili, segnati da profonde disuguaglianze sociali, aggravate dalla pandemia, e da un modello economico spesso indifferente ai danni inflitti alla casa comune.
Per uscire dalla crisi che stiamo vivendo non basterà un vaccino, dobbiamo trovare la cura anche per i grandi virus umani e socioeconomici, quelli che hanno generato l’enorme disuguaglianza che regna del mondo: disuguaglianza di opportunità, di beni, di accesso alla sanità, alla tecnologia, all’educazione e così via.
Come ci ha ricordato con grande forza Papa Francesco, queste ingiustizie non sono naturali né inevitabili, sono opera dell’uomo, provengono da un modello di crescita sganciato dai valori più profondi e alimentato dall’ossessione di possedere e dominare.
Non abbiamo bisogno di tornare alla normalità dalla quale veniamo – perché quella normalità è malata di ingiustizie, disuguaglianze e degrado ambientale – abbiamo bisogno di rigenerare un cambiamento profondo nella società. Abbiamo bisogno di essere “operatori di trasformazione” che sognano in grande e incoraggiano a generare un mondo nuovo e migliore.
L’augurio più grande per questo Natale carico di incertezze e fragilità è quello di coltivare la speranza. La speranza non è solo attesa di un futuro migliore, è costruzione di quel futuro con un impegno corale, costante, quotidiano. L’augurio più grande è di uscirne insieme rinnovati.
Daniela Gai – Presidente Pozzo di Giacobbe
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